hai portato il tuo grido di affamato
al Palazzo di giada.
Hai scucito le stelle
dall'abito fluttuante della notte,
a una a una le hai gettate in mare,
negli abissi del mare,
coperto il riflettore della luna
col drappo di una nuvola.
E adesso ululi per le vie deserte,
ti soffermi qua e là, e poi riprendi,
di soglia in soglia, il tuo vagare inquieto.
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